Bashar Al Assad speech

Syria’s First Lady Meets Indian Women

New Delhi, Jun 19 As in India, there is a debate going on in Syria on whether there should be reservation for women in Parliament, Syrian First Lady Asma Assad said here today while interacting with a group of Indian women journalists.

"There is no quota for women in politics in Syria. There is a national debate. One side of the argument says we need quota system to encourage, to allow more women participating in Parliament," Assad said at the event organised by the Indian Women's Press Corps.

Assad informed that Syria has the highest percentage of women in Parliament at 13 per cent in the Arab world, which she said was higher than some European countries.

"I don't want to be complacent. This needs to be higher," said Assad, who is accompanying her husband Syrian President Bashar al-Assad on an official visit to India.

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The First Lady of Syria 'Al-Watan' Interview

Mrs. Asma Al-Assad’s Interview Given to the Syrian ‘Al-Watan’ Daily, July 2, 2008:

In reply to a question regarding the newly-founded ‘ The Syrian Development Secretariat’ (SDS) , Mrs. Al-Assad said The SDS “is a legislative and administrative umbrella for several standing projects, which I supervise like ‘ MASSAR’, ‘ SHABBAB’, and ‘ FIRDOS’, with the aim of encouraging the Syrian individual as to play the role of the basic dynamo for development, through the stimulation and developments of the individual skills enabling him/her to get integrated with the efforts for development,” noting that the SDS work is to be based on three basic principles: Learning & Culture, Heritage, and Rural Development, within the frame of a constitutional work based on a national plan for development, as well as on a scientific research approach.

Mrs. Al-Assad went on to say “The Learning and Rural Development target the largest class of the Syrian Society” noting that, for example, FIRDOS is based on the principles of partnership and dialogue with the rural societies, as to create a new rapport between the citizen and official, on the basis of participation in defining the priorities, working on their implementation.

“FIRDOS was the first national project to grant loans for small business investment projects; introducing in practice a new means for development work, to be later translated into a law regulating the establishments work of granting of small loans. FIRDOS exists today in 5 Syrian Governorates, as the backbone for rural development in SDS.”

In reply to question about FIRDOS role in Ebla Archaeological Site region, H. E. Mrs. Asma Al-Assad said: “Ebla is an important archeological and touristy zone of the Syrian countryside; what is taking place in Ebla can be considered as an example to follow in other Syrian Archaeological sites. Recently, the work has focused on the investment of this important Archaeological Site, as to meet the needs for sustainable development for the populations of the nearby villages, which are mainly concerned with the development of their region. FIRDOS offers small loans to the populations there, as to create their private projects supporting them to participate actively and make direct or indirect benefit from the natural resource nearby their village or city, represented in the presence of archeology. FIRDOS activity in Ebla leads naturally to deepen the awareness of the citizen regarding the Archaeological Site, to work as to protect and give rebirth to the site to be part of his/her life, and source of living, using the natural resources of the region as to develop it.”

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The First Lady Siriana Incanta Parigi

La first lady siriana incanta Parigi

Occhi puntati sulla first lady siriana Asma el Assad, che a Parigi ha rubato per qualche ora la scena al marito Bashar e, in visita alla sede dell'Istituto di cultura arabo, incantato gli ospiti sfoggiando trucco leggero e un elegante abito scuro. Unica «intemperanza», la vistosa collana. Nata a Londra nel 1975 da genitori originari dell'antica città di Homs, Asma ha studiato informatica e letteratura francese, per poi intraprendere la carriera finanziaria; attualmente guida l'organizzazione non governativa «Firdos» (Fund for Integrated Rural Development of Syria). Tornata in Siria, ha sposato Bashar nel 2000 (nel luglio dello stesso anno lui è diventato presidente). Hanno tre figli.

Asma, «perché si vede che anche lei è spontanea, e poi ama le scarpe elemento oggi fondamentale per il vestire, e ne sceglie di meravigliose ».

“la first lady siriana Asma Assad, che ha saputo conquistare l'attenzione dei media: elegante, alta, longilinea, dal look raffinato e fine. La moglie del presidente siriano ha approfittato di questi due giorni per visitare il Louvre ed il Centre Pompidou. “

LE FONTE: ( La Repubblica), ( Corriere della Sera), (Il mattino)

Syria’s First Lady Chi Oscura Caral

Asma, la siriana che oscura Carla

Asma Assad, figlia di un cardiochirurgo, nasce a Londra e diventa una manager della finanza

Parigi scopre la signora Assad: elegante, colta e indipendente

FRANCESCA PACI

DAMASCO

Asma che discute con il governatore della Banca d’Italia Fazio di economie emergenti mentre il marito osserva i cerimoniali della visita ufficiale, nel febbraio del 2002. Asma in tailleur e velo nero al funerale di Giovanni Paolo II, seduta vicino alle regine di Spagna e Danimarca. Asma con il figlioletto di pochi mesi, il terzo, nella hall del San Regis di Roma, e, novella Evita di sangue mediorientale, accanto ai bimbi poverissimi della periferia di Tunisi. Asma al-Assad, in arte lady Siria, occupa da un paio di giorni le prime pagine dei quotidiani francesi, rivelazione fuori programma del summit voluto da Sarkozy, elegantissima e a suo agio in mezzo a 43 capi di Stato e di governo riuniti sotto la cupola del Grand Palais di Parigi.

«Quando uscì la notizia delle nozze sul quotidiano Tishrin restammo senza parole», racconta Raida Oudat, parrucchiera nel quartiere cristiano di Damasco, a pochi passi da Bab Tuma. Era il 2 gennaio 2001. Due settimane prima il trentacinquenne Bashar al-Assad, presidente da sei mesi, l’erede di Hafez al-Assad subentrato al delfino Basel scomparso in un incidente stradale, aveva sposato in gran riservatezza Asma, una bella venticinquenne nata in Gran Bretagna dal cardiologo siriano Fawaz al Akhras e da un’impiegata dell’ambasciata emigrati in Gran Bretagna da Homs alla fine degli anni ‘60. «Toccata e fuga», confessa delusa Raida. Neppure il tempo di ricamare un po’ sulla presunta sbandata dell’allora neoleader per una giornalista della Cnn. Per tre mesi non se ne parlò più: muti i media governativi, muti i siriani a corto d’informazioni.

Asma ricompare in tv quattro mesi dopo, intenta agli onori di casa al presidente bulgaro. La first lady è reduce da un viaggio in incognito nel profondo della Siria, un Paese che conosce assai meno di Acton, nel distretto londinese di Ealing, dov’è cresciuta, e della City che le ha aperto le porte dell’alta finanza. Il popolo la guarda, capelli sciolti e gonna al ginocchio, e vede per la prima volta il futuro rosa della Siria. Non solo la musulmana sunnita che avvicina alle moschee il presidente d’origine alawita, la minoranza accusata di aver dominato la Siria senza troppo rispetto per l’equilibrio fra le varie componenti religiose. Ma l’ambasciatrice del cambiamento, colta e seducente come la palestinese Ranja di Giordania e sua Altezza Lalla Salma Bennani, l’ingegnere informatico che siede sul trono marocchino accanto al re Mohammed VI.

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'Io, first lady aiuterò la Siria a cambiare volto'

DAMASCO - Si sapeva che Asma al-Assad, la first lady siriana, ha fama di donna moderna, col gusto d' andare controcorrente. E lei non tradisce il suo personaggio presentandosi al volante di un Suv grigio metalizzato: inserisce l' iPod, ingrana la marcia e annuncia: «Andiamo in città, senza scorta. Nessuno ci farà caso». Sul sedile posteriore sorride compiaciuta Leyla, la giovane assistente. Al Aqilatu al Rais, i siriani la chiamano semplicemente così: la moglie del presidente. Per il quotidiano israeliano Haaretz è "la first lady che ha offuscato Carla Bruni" quand' è comparsa quest' estate a Parigi al fianco del marito, il presidente Bashar al-Assad, segnando il ritorno della Siria dopo anni di isolamento internazionale. Per Paris Match "evoca l' immagine di una Lady Diana orientale". E il prestigioso Forward ebraico newyorchese ha titolato: "Quel che Michelle Obama può imparare da Asma al-Assad: donna dalla forte personalità in una regione fra le più aspre al mondo". Sono complimenti sorprendenti, visto il netto contrasto con l' immagine di grigiore proiettata dalla Siria in quarant' anni di regime ba' athista, socialista, sfociato nella difficile transizione che sta compiendo il Paese. Malgrado le aperture europee, Damasco resta nell' elenco americano delle nazioni che sostengono il terrorismo: in primo luogo Hamas e Hezbollah. Di certo non ha torto la stampa internazionale quando, a proposito di Asma al-Assad, scrive: "Procede sui suoi tacchi a stiletto con la grazia di una ballerina". E lei fa si presenta proprio così: un filo di trucco, stivali con 12 centimetri di tacco, jeans in velluto marrone. «Che effetto mi fa tanta pubblicità dopo la stagione dell' isolamento? Penso che all' estero non ci conoscano bene, i miei tratti sono comuni alla maggioranza dei siriani e delle siriane». Tuttavia, che la first lady incarni un nuovo aspetto "liberista" lo racconta il suo curriculum: 33 anni, nata e cresciuta a Londra, padre cardiologo con studio a Harley Street, madre diplomatica; laureata fra l' altro in Scienze informatiche («Ero l' unica ragazza in una classe di 25 maschi»), prima di sposare nel 2000 il presidente Assad era esperta finanziaria a Londra, Parigi e New York: con la Deutsche Bank, poi con la J. P. Morgan, lanciata verso una carriera tra City e Wall Street. Non è forse un caso se la first lady siriana da ieri è in Italia, ospite alle Giornate internazionali di studio Pio Manzù dove riceverà la medaglia d' oro del presidente della Repubblica "per il suo ruolo di ambasciatrice straordinaria del cambiamento, e l' impegno nell' assicurare che la crescita economica in Siria si traduca in un beneficio per l' intera popolazione ". Signora al-Assad, non le sembra un impegno troppo ambizioso? «Quel che conta è chiedersi dove siamo, quale percorso imboccare. E qui incidono due fattori: innanzitutto le condizioni interne, e mi riferisco a quanto siano coinvolti i cittadini nel processo di riforma, perché sui tempi dell' attuazione pesa anche l' atteggiamento mentale. Il secondo fattore, invece, riguarda le circostanze esterne: viviamo in una regione che non ha ancora conosciuto la pace. E questo è un elemento incontrollabile, ingovernabile, che detta il nostro passo.». Quanta parte ha, lei, nell' influenzare il processo decisionale? «Sia chiaro: il presidente è il presidente. Ciò detto, a casa siamo una squadra composta da marito e moglie. Scambiarsi idee è naturale, anzi salutare. Il mio contributo viene dall' esperienza che ho accumulata, dalle iniziative che sostengo. Io porto informazioni raccolte sul terreno, nel mio contatto diretto con la popolazione». Si è detto che al suo ritorno in Siria, lei abbia viaggiato il Paese in incognito. Perché? «L' ho fatto per stabilire un rapporto sul campo con la gente, fondato sulla comunicazione, il che significa rimboccarsi le maniche e tentare di combinare qualcosa insieme. Per troppo tempo i progetti di sviluppo sono stati elaborati in convegni o in uffici distanti dalla realtà. E per troppo tempo il governo ha assunto la responsabilità di guidare lo sviluppo, la riforma, la modernizzazione. Non c' è ragione: il settore privato ha un ruolo importante, come la società civile. E la gente si appassiona. Fa delle critiche. Offre suggerimenti. C' è così tanto da fare: ogni individuo escluso è uno spreco di risorse». è un quadro molto diverso dall' immagine di una Siria tanto impenetrabile che, stando alla stampa israeliana, i servizi militari di quel Paese le avrebbero introdotto un virus nella posta elettronica per monitorare la sua corrispondenza con il presidente, che è giudicato un "arcano". Come sono andate le cose? «Che il mio computer sia stato penetrato, l' ho scoperto dalla stampa. Ma non mi scompongo. E' successo, basta. In ogni modo non comunico con mio marito attraverso l' e-mail. Preferisco l' approccio diretto, e mi scusi se sorrido».

Resta che il presidente è definito a Washington un dittatore, capo di uno Stato promotore del terrorismo. Qual è la sua risposta? «Questa: che vedo una contraddizione in quel che lei dice. Come si spiega, infatti, che per un verso conduciamo la vita di una coppia qualsiasi, che va fuori a cena e a teatro con gli amici, alle giostre coi bambini, che abita in un appartamento in un quartiere normale, coi nostri figli che giocano per strada con quelli dei vicini, quando per l' altro verso il presidente sarebbe un tiranno, lontano dal popolo. Le due cose non possono coesistere. Quanto all' "arcano" del presidente, basta osservare e ascoltare: le nostre posizioni sono chiare, esplicite, coerenti. Forse proprio questo non ci aiuta». E com' è il presidente in privato? «E' un padre di famiglia presente, premuroso. Se vuole sapere che cosa mi ha attratto in lui, le parlerò del suo ottimismo, l' apertura mentale, la prontezza a esplorare ogni possibilità. Sono doti necessarie a chiunque, tanto più in questo momento storico, pieno di ostacoli. Ma io l' ho sposato per quel che lui è, non come presidente». Lei è musulmana, istruita alla Church of England, una scuola di religiosi cristiani, e qui a Damasco frequenta il convento delle Suore salesiane. Ha conservato buoni rapporti con i cristiani? «Perdoni se la correggo: io non ho "buoni rapporti" con i cristiani così come non posso avere un "buon rapporto" con me stessa, con le mie gambe e le mie braccia. Noi siriani siamo un unico corpo. La nostra storia non è storia di oggi: è storia millenaria; San Paolo e la Moschea omayyade sono parte di chi sono io come essere umano. In Europa si parla di coesistenza, ed è un bene. Ma questo è perché, ad esempio in Inghilterra, indiani, britannici, hindu, sikh, musulmani non fanno parte del patrimonio storico, delle radici del Paese. Qui siamo una famiglia allargata». Signora al-Assad, lei è vissuta in Europa lontana dalle guerre. Questo le dà una prospettiva diversa? «La cultura della pace che esiste in Europa non esiste in Medio Oriente. Io sono stata fortunata. Spero che questa generazione possa conoscere la stessa pace che ho vissuto io quando crescevo in Inghilterra. Se dobbiamo far fiorire il nostro potenziale come regione, meritiamo quello stesso diritto».

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